1968 : “VIETATO VIETARE”
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- 8 mag 2018
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Il ’68 è l’inizio della Post modernità, della società liquida, contro tutte le istituzioni bastate sul divieto.
Si affaccia e si propone prepotente una società diversa, giovane e vitale, dove si afferma che “L ’ozio è un diritto”, dove “I muri hanno la parola”, perché adesso “L’immaginazione è al potere”, e si vuole “Tutto e subito”, mentre si grida “Corri compagno corri, che il vecchio incalza” e ti ricorda che ”La vita è altrove”!
E’ un enorme salto psicologico, un salto in avanti, di libertà, di fantasia, lontano dalla cultura e dai valori della società del tempo le cui strutture sono ormai ossificate, anche se queste vecchie strutture, idealmente sconfitte e spaventate, sapranno reagire rabbiose.
Dall’università di Barkley, nel 1964, la contestazione di fondo si sparge per tutto il mondo e prepara il Maggio francese del 1968. Ma s’impone subito una riflessione e una correzione.
Dire che il ’68 è un fenomeno universale non proprio corretto, perché gli avvenimenti investono con netta prevalenza il mondo occidentale; la contestazione.

Infatti cosa succede in India? Nulla! Cosa succede nel mondo mussulmano? Cosa in Cina? Nulla!
Intendiamoci, anche quei mondi v’erano effervescenze e movimenti, ma per motivi profondamente diversi rispetto all’occidente.
In Cina, per esempio, era in corso la grande rivoluzione culturale, ma con obbiettivi lontani rispetto a quelli dell’occidente. Infatti nel ’68 gli studenti cinesi della rivoluzione culturale occupano le istituzioni, ma già nel ’69 è tutto finito perché Mao, che l’aveva scatenata, vince, aveva raggiunto i suoi obbiettivi liquidando gli avversari, lui è al potere, lui è il potere e la guida, non è l’avversario.
Anche De Gaul vince a Parigi, ma lui al contrario di Mao è l’avversario della svolta.
Gli obbiettivi perseguiti dai giovani in occidente sono di tipo direttamente politici ed esistenziali, mentre quelli cinesi, pur politici sono legati alla sussistenza, dopo 20 anni di repubblica comunista, non ostante i miglioramenti. la fame è molto presente.
Ma allora, qual è il sostrato che porta alla sollevazione di Barkley, di Parigi? e poi tutto l’occidente? cosa c’è di comune ? C’è che era avvenuto un grande mutamento,quantitativo e qualitativo, dentro le persone, e quindi nella composizione sociale. Il livello di formazione e informazione delle nuove generazioni dopo la seconda guerra era diventato radicalmente diverso, masse di giovani avevano avuto accesso all’istruzione superiore, per cui quando si affacciano alla vita ed entrano nella società, questa si dimostra incapace ad accoglierli perché non è cambiata. I valori e le strutture sono quelli dell’anteguerra, è una società vecchia, rigida, sorda ed obsoleta per cui gli studenti, cercano di scardinarla.
Molti contenuti del ’68 erano “antichi”, proposti dai Beat Nik degli anni 50/60 da Berlinghetti, Jak Keruak, che rifiutavano il consumismo e che pensavano davvero che la vita potesse essere uguale per tutti, mentre invece lo star bene, è fatto anche di cose materiali e concrete. Il sostegno degli intellettuali è quasi unanime. Marcuse scrive “L’uomo a una dimensione” con cui sottolinea il disagio dell’uomo in questa società asfitica.
Poi alla Sorbona si effettua la miracolosa unione tra operai e studenti, i quali dicono agli operai:
“Siate ragionevoli chiedete l’impossibile!”
La Francia stava godendo di un lungo periodo di crescita economica, e i sindacati con gli studenti dichiarano lo sciopero generale, ma con obbiettivi che cominciano a divergere.
Gli studenti avevano sposato i valori della sinistra dell’uguaglianza, della libertà, della pace, avversi al consumismo, i sindacati invece mantengono il loro atteggiamento contrattuale.
In un certo senso saranno proprio gli operai ad affossare il 68 in Francia.
De Gaul incarica Pompidu (una mezza calzetta, professorino di liceo) di trattare con i sindacati i quali erano di fatto parte della stessa società che gli studenti volevano cambiare.
C’è un incontro con i padroni e Pompidù, e i sindacati sparano alto, chiedono 100, ma considerano 60 una vittoria, invece ottengono 120 e anche di più. L’accordo è poi approvato dalla base, se pure a una minoranza operaia non sfugge la dimensione politico - strumentale di questo pseudo successo sindacale.
Così gli operai si staccano dal modo con cui avevano affiancato il movimento studentesco, e De Gaul al potere già da 10 anni, indice nuove elezioni, all’insegna dello slogan “Riforme SI, confusione NO!” e stravince facendo leva su un medio ceto spaventato dal clima di incertezza, abilmente gonfiato da una stampa e da una TV asserviti. Tutto pare che finisca, che si sgonfi improvvisamente.
Ma il ’68, comunque lo si guardi, rappresenta una cesura, è una svolta decisiva nella situazione corrente della vita privata e pubblica, delle condizioni sociali e di potere che cambierà prima il mondo occidentale, per poi diffondersi lento ma inesorabile, nel resto del pianeta.

IN ITALIA tutto si svolge tra il ’66 e il novembre 1967.
Prima con l’occupazione dell’università di Trento, poi con l’Università Cattolica di Milano, per raggiungere il culmine con gli scontri di Valle Giulia a Roma.
IN ITALIA l’ansia di rinnovamento e povertà si scontrano dentro la società, protagoniste sono ancora le contraddizioni. Il boom economico era finito, gli studenti ottengono risultati ma sono briciole, per di più limitate alla situazione universitaria, e più in generale solo alla scuola.
Rimane il dato generale della affermarsi dei contenuti ideali della sinistra che si radicalizzano dentro le nuove leve intellettuali, valori e orientamenti che saranno assorbiti quasi per intero dal partito Comunista Italiano.
Una riflessione per l’oggi appare necessaria.
Cosa ci può insegnare, il ’68 ?
Meglio si dovrebbe dire cosa resta del ‘68? e in parte si è detto: la società fu cambiata per sempre, non sarà più quella di prima, indietro non si torna, anche se i poteri conservatori o reazionari restarono provvisoriamente in sella. Il ‘68 non fu una rivoluzione vittoriosa, fu un cambiamento sociale a cui le varie componenti comunque si sono dovute adattare.
L’insegnamento per l’oggi è grande, e sta nelle analogie della storia.
Un mutamento analogo a quello del ’68, ma su scala enormemente più vasta, cioè mondiale, sta avvenendo e in gran parte è già avvenuto. Ciò è dovuto anche, ma direi soprattutto, per via delle nuove tecnologie legate alla comunicazione. Abbiamo due miliardi e più di persone sul pianeta che di colpo si presentano con mentalità ed aspirazioni nuove e diverse rispetto ai loro padri, perché il loro sapere, le loro informazioni, le aspirazioni e il senso della giustizia è diverso, mentre la società concreta che li vede accostarsi alla vita non sa dove collocarli, non sa cosa e come rispondere.
Come nel ’68 questo genera enormi forze che i conservatori cercano di controllare, ma questa volta non bastano più i quattro soldi dei contratti di lavoro, per piegare la situazione resta solo la violenza della guerra, e anche quella spesso fallisce.
Si ha per le mani una enorme ricchezza, una quantità immensa di opportunità, ma al tempo stesso, si affacciano nella mente di tutti e di ognuno continui incubi di terrore, i rapporti sociali devono mutare nel profondo ma non si sa nemmeno da che parte cominciare, e si sente che il tempo è poco, che la strada è stretta, pericolosa e solo abbozzata.
Il primo pericolo è l’accumulo del rischio. Più si aspetta a e maggiore è la probabilità che tutto scappi tragicamente di mano. Secondo, c’è una scadenza temporale precisa, data dalla fine della capacità del pianeta di sopportare l’accumulo di violenze sistematicamente inflittegli con le varie forme di inquinamento. Per cui e tutto il resto: Buona fortuna !
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