Metamorfosi
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- 18 mag 2018
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 19 mag 2018

Ci sono tre libri importantissimi nella storia dell’umanità che tutti dovrebbero leggere e studiare e poi ogni tanto rileggere, per tutta la vita, perché oltre ad essere istruttivi sono molto divertenti, a differenza dei vari libri sacri delle varie religioni filosofiche o no.
Questi libri sono:
- “L’asino d’oro” di Lucio Apuleio, scritto più di 1900 anni fa.
- “Cuore” di De Amicis, scritto nel 1880 cioè 1900 anni dopo il primo.
- “Pinocchio” di Collodi pubblicato tre anni dopo “Cuore”.
Per loro vale il giudizio che diede Benedetto Croce su Pinocchio: “ … Uno dei libri più importanti delle letteratura italiana .” ma che va riferito a tutti e tre, e non limitato all’Italia ma esteso all’umanità intera.
Non si tratta di un improvviso innamoramento, né tantomeno di una provocazione come qualcuno potrebbe forse sospettare, data la relativa e limitata portata con cui queste opere sono tenute in considerazione dall’opinione pubblica corrente.
Sono tre libri che sembrano distanti tra di loro, ma in verità strettamente interconnessi rispetto alla vita dell’uomo di tutti i tempi. Tutte e tre le opere sono state oggetto di analisi e di giudizi positivi, pur se non all’altezza giusta, perché in ciascuno di loro c’è molto di più, mentre se prese insieme costituiscono uno strumento prezioso.
Prendiamo “L’asino d’oro”: mille sono state le analisi, che lo hanno rivoltato da tutti i punti di vista − quello storico, quello letterario, sociale, psicologico − ma tutte prevalentemente in chiave erudita e lontana. Sono state cioè analisi che si sforzano di scomporre l’opera, di inquadrarla nel suo tempo, riducendola quasi a storia del secondo secolo dopo Cristo e per ciò stesso lontana da noi.
E’ questo un punto di vista corretto, usato del resto dai migliori dotti per l’analisi di ciascuna opera letteraria, vero! Soltanto che in questo caso risulta limitativo perché serve per capire un’opera partendo dal concetto che per esser bella è bella, ma è vecchia e scaduta, quindi lontana dall’oggi.
Mentre al contrario, essa appare straordinariamente attuale, oggi ancor più di ieri!
Perché l’oggetto è l'Uomo, la sua nascita e la sua vita nell’universo mondo, caotico e selvaggio !
L’Asino d’Oro tratta e mostra la forma umana nell’immensità storico - fantastica, che allora era l’impero dominato da Roma, il quale non viene quasi nominato, pur se sta sullo sfondo, negletto e caotico protagonista.
E’ esattamente la stessa cosa che accade all’uomo nell’impero dominato da Washington, dove il singolo si affaccia sull’universo oggi ancor più caotico e crudele, dove si smarrisce e diventa cinico, e per reazione si trasforma.
Inoltre, e non per caso, ecco che l’unico presupposto comune del trittico è la libertà, che nell’Asino d’oro non ha forma, non ha fedi, non ha freni, che si manifesta con un’immensa schiettezza che caratterizza in modo raffinato e lucido le avventure e le trasformazioni, cioè le metamorfosi del protagonista.
Il secondo titolo dell’Asino d’Oro è infatti “Le metamorfosi”, e non poteva che essere così!
Che cosa si chiede oggi all’uomo? alla donna? alla religione? alla filosofia? alla storia? alla natura? se vuole essere, cioè se vuole vivere e capire? Si richiede la penetrazione dell’Universo sia quello immensamente grande sia quello immensamente piccolo.
Date queste condizioni ambientali, come si forma questo strano essere, detto uomo? Soprattutto, come si trasforma?
Ecco che con “Pinocchio” il fanciullo diventa uomo attraverso le avventure sfrenate della fantasia, che è un altro universo supplementare. Da burattino scolpito dal padre, a essere umano pronto per diventare uomo come ci vien detto ed illustrato, nella prossima trasformazione, cioè nel terzo libro :“Cuore”.
Non importa quale cittadino uno diventa: la cosa che davvero conta è la “Metamorfosi”. Che si sappia, che si conosca, che si celebri, perché la metamorfosi è necessaria, per vivere e morire dentro e fuori di sé. Perché?
Pinocchio è scritto a pezzi, sembra un assemblaggio casuale di strisce da fumetto come di fatto fu pubblicato a strisce su giornalini del tempo, ma il libro è una costruzione lenta e terribile, esaltante, affascinante e minacciosa. La sua versione cinematografica in cartoni rende bene alcuni di questi aspetti.
Forse qui servirebbe notare che la forma letteraria è la stessa dell’Asino d’oro, vero è che il contenuto e la forma appaiono enormemente laici, per cui da ultimo la vicinanza dei due libri appare completa.
“Cuore” invece sembra distaccato, e lo è, se lo si guarda per come e perché l’autore lo ha scritto. Cuore è insomma un grande esempio di inconsapevole monumento storico.
Mi spiego. Il cittadino italiano che si vuole formare con il libro “Cuore”, e che si delinea nella scrittura e nei sentimenti espressi nel testo, è poi il cittadino risorgimentale e borghese tal quale lo voleva l’autore: ex ufficiale di carriera, ex viaggiatore, da ultimo convertito per metà al Socialismo.
Quel cittadino che si estrae dalla crisalide dopo la metamorfosi educativa di Cuore è buonista, nazionalista, borghese proto fascista, è la documentazione storica precisa, descritta nei particolari, della formazione del cittadino che il suo tempo, che quella società fanno maturare, qui consapevolmente, forse per la prima volta nella storia in modo così lucido:
rappresenta un esercizio non voluto ma anche consapevole, di formazione attraverso un profondo lavaggio del cervello che ci si ostina a chiamare educazione.
Non importa il risultato, anzi, il risultato a volte appare trascurabile, ma interessante è il processo, cioè la trasformazione in quello che vuole la storia sotto, sopra e dentro l’individuo, è il condizionamento, e soprattutto rivela la plasmaticità della natura umana, dove l’individuo, nel temo breve, tutto accetta pur di essere o rimanere vivo, che tutto accetta pur di non restare solo, nell’eterna speranza di essere amato (almeno un poco).
Anche qui, nel “ Libro Cuore”, ritorna l’assoluta laicità del testo, c’è anche un poco di odio verso un Vaticano storicamente cieco e sordo, ma siamo oltre la forma religiosa che viene qui ignorata, perché non è un problema, in quanto se lo fosse davvero sarebbe irrisolvibile, e perciò non è più un problema, forse è un destino, una fatalità, ma non un problema.
L’ontogenesi e la filogenesi si intrecciano nella sommatoria dei tre libri, dove lucidamente appaiono le età diverse dell’uomo, e dove la libertà nel mondo di oggi e di ieri permette alla metamorfosi di trasformare questo strano essere, che si è autoproclamato umano, in ciò che non sa ancora di essere, per poi trasformarsi ancora e divenire.
P.S. Alcuni scienziati affermano che noi umani siamo solo delle invenzioni tecniche di una civiltà superiore, cioè dei semplici giocattoli biologici.
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