Cina (parte terza)
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- 21 giu 2018
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L’ascesa di Xi Jinping

Il Segretario Generale Xi Jinping è un uomo che ha alle spalle una storia importante. Il padre Xi Zhongxun è stato un eroe della guerra di liberazione. Nel 1959 diventa Vice Primo Ministro di Ciù En–lai; tre anni dopo – la Rivoluzione Culturale non è ancora iniziata – viene epurato con l’accusa di aver autorizzato la pubblicazione una biografia, giudicata antipartito, su un vecchio rivoluzionario cinese. Verrà riabilitato nel 1978, per poi diventare uno degli artefici delle riforme economiche promosse da Deng Xiaoping.
Il giovane Xi Jinping – classe 1953 – resiste ai soprusi della Rivoluzione Culturale. Nel 1979 si laurea in ingegneria chimica presso la prestigiosa Tsinghua University di Pechino ed inizia un percorso politico che dalla capitale lo porterà – in ossequio alla prassi del PCC imperniata sulla meritocrazia e sulla affidabilità e che impone ai funzionari l’apprendistato nelle periferie e la formazione permanente – nelle tre province di Hebei, Fujian e Zhejiang e a Shanghai. Nel 1987 il dirigente politico si sposa in seconde nozze con Peng Liyuan, soprano (musica cinese) e membro delle Forze Armate; la coppia ha una figlia, Xi Mingze, che nel 2010 si è iscritta alla Harvard University con uno pseudonimo.
Si sa, nella migliore tradizione comunista le successioni vengono programmate per tempo, metodo che peraltro consente di mettere alla prova il futuro leader. Nel 2007il PCC assegna a Xi Jinping importanti incarichi interni;l’anno successivo viene eletto Vice Presidente della Repubblica.
Come è noto il PCC si è dotato – per evitare il ripetersi dell’esperienza del Grande Timoniere – una struttura interna che dovrebbe garantire la democrazia interna: il Congresso Nazionale (2.287 delegati, in rappresentanza degli 89.450.000 iscritti); il Politburo (25 membri); il Comitato Permanente (7 membri); e la Commissione Militare Centrale (11 membri).
Il 15 novembre 2012 il XVIII Congresso incorona Xi Jinping Segretario Generale e Capo della Commissione Militare Centrale; il 14 marzo successivo l’Assemblea Nazionale del Popolo (il Parlamento) lo elegge Presidente della Repubblica.
La dirigenza del Partito Comunista ha compreso che la stabilità della nazione e il consenso dei cittadini sono a rischio. Innanzitutto occorre riportare la disciplina e l’ordine dentro il Partito Comunista, minato dalla dilagante corruzione e da lotte interne (il caso più eclatante è quello di Bo Xilai, capo del Partito di Chongqing, che esercita il potere in chiave personale, e che nel settembre 2013 viene condannato all’ergastoloper reati che hanno coinvolto anche la moglie); in secondo luogo è necessario garantire la piena lealtà dell’Esercito Popolare di Liberazione – che è sotto il controllo del PCC. Contestualmente vi è l’esigenza dieliminare le cause di malcontento popolare (corruzione, inquinamento, sicurezza alimentare).
Entrare in sintonia con il Paese
Sin dal primo discorso in pubblico – il 29 novembre 2012 – il Segretario del Partito cerca la sintonia con la popolazione e in particolare con i giovani con richiami nazionalistici. Chiede alla popolazione di contribuire a ringiovanire la nazione e a perseguire il “sogno cinese”, che “racchiude i desideri a lungo accarezzati, di molte generazioni (…), incarna gli interessi generali (…), rappresenta le aspirazioni condivise di tutti i figli e le figlie della Cina” (per i discorsi si veda Xi Jinping, Governare la Cina, Giunti, 2017). Non manca il riferimento al “secolo dell’umiliazione”, conclusosi con la proclamazione, il 1º ottobre 1949, della Repubblica Popolare Cinese.
Il leader cinese è consapevole che le parole non bastano (“I discorsi vuoti danneggiano il Paese, le azioni concrete lo rendono fiorente”) ed inizia una lotta senza quartiere per debellare la corruzione e per eliminare gli stili di vita dei membri del Partito. La campagna colpisce decine di migliaia di persone e si rivolge – affinché il messaggio sia chiaro – sia alle “mosche” sia alle “tigri”, identificando in queste ultime le alte cariche (caso recente quello di Sun Zhengcai, membro del Politburo, Segretario del Partito di Chongqing ed astro nascente). È consuetudine dei Partiti comunisti il tentativo di sopire i dissidi interni con il ricorso al centralismo democratico. Molti osservatori ritengono che la campagna anticorruzione sia diventato uno strumento utilizzato per contrastare il dissenso interno al PCC.
Nel corso dei cinque anni la figura di Xi Jinping, gradualmente, si rafforza. Nell’ottobre 2016 il Comitato Centrale del PCC – pur ribadendo l’importanza della leadership collettiva – nomina il Segretario Generale “core” leader (nucleo del Partito), mettendolo quindi al livello di Mao Zedong, Deng Xiaoping e Jang Zemin. Il Primo Ministro Li Keqiang assume una posizione via via più defilata.
Xi Jinping, in qualità di Capo delle Forze Armate, sottolinea: “Non cercheremo mai aggressioni o espansioni, ma siamo confidenti nella nostra capacità di sconfiggere tutte le invasioni”. Il Presidente incoraggia le sinergie nello sviluppo di tecnologie ad
usi militari e civili (ricordiamo che a seguito della repressione di Tienanmen del 1989, gli USA e l’UE hanno decretato l’embargo sulla vendita di armi). La parata dello scorso luglio, in occasione del 90° anniversario dell’Esercito Popolare di Liberazione, diventa l’occasione rafforzare l’orgoglio dei militari e per esibire al mondo alcuni armamenti: i fighters J–20 e J–16; l’aereo da trasporto Y–20; i veicoli terrestri 8×8, i missili intercontinentali (Dongfeng–26; Dongfeng–21D; e il Dongfeng–16G), i bombardieri H–6K; gli elicotteri d’attacco Z–10; i droni; i radar.
N.B.: MOLTO IMPORTANTE il seguente approfondimento.
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