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Cina (prima parte)

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  • 10 giu 2018
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 21 giu 2018




Il colore del titolo, non è per nulla a caso, sì è lì per ricordare del “pericolo Giallo”; poco tempo fa in occasione di parlare di Trump, personalmente avevo sottolineato che anche la Cina sarebbe dovuta rientrare nello studio politico mondiale, e non solo l’Islam oltre gli U.S.A.


Notizia del 11/03/2018
Cina, approvata riforma della Costituzione: Xi Jinping presidente a vita

All'Assemblea del Popolo soltanto due voti contrari e tre astenuti contro 2.958 sì: il leader di Pechino ha dato una grande dimostrazione di forza. La concentrazione di poteri nella sua persona è senza precedenti



PECHINO - Contrari due. Astenuti tre. Favorevoli duemilanovocentocinquantotto. Nella Grande Sala del Popolo l'applauso dei delegati dura venti secondi. Se aveva bisogno di una dimostrazione della sua forza, di averla e di darla allo stesso tempo, oggi Xi Jinping l'ha ottenuta. La riforma della Costituzione che toglie il limite dei due mandati presidenziali, spianandogli la strada per restare al potere oltre il 2023, potenzialmente anche a vita, viene approvata dall'Assemblea nazionale del Popolo cinese con una maggioranza senza precedenti. Anche per questa specie di Parlamento, la cui funzione in realtà è solo prendere atto delle scelte del Partito: la precedente riforma della Costituzione, nel 2004, aveva visto comunque 10 voti contro e 17 astenuti.

E così Xi, disteso e addirittura sorridente durante il voto e il conteggio, cancella con un colpo di spugna, e senza incontrare evidenti opposizioni dentro o fuori dal Partito, vent'anni di storia recente della Cina. Le ultime due generazioni di leader avevano entrambe rispettato l'orizzonte decennale codificato negli anni '90, per evitare derive autoritarie in stile Mao. Ma questa non è l'unica novità che il voto porta: con le modifiche approvate oggi il contributo ideologico di Xi Jinping, il "socialismo con caratteristiche cinesi per una nuova era", entra nel preambolo della Costituzione, a fianco di quelli di Mao e di Deng Xiaoping. Insieme a un riferimento al ruolo "fondamentale" che la leadership del Partito Comunista gioca per questo progetto.

APPROFONDIMENTO

Di FILIPPO SANTELLI

L'obiettivo di Xi Jinping è quello della "rinascita" cinese, una modernizzazione del Paese che lo porti entro il 2035 al livello degli Stati Uniti. E grazie a questa modifica alla Costituzione, fatta passare prima all'interno del Partito e poi nella docile Assemblea nel giro di pochi mesi, si assicura il tempo per raggiungere quel traguardo. Secondo la versione ufficiale, il pacchetto di emendamenti è in realtà una richiesta arrivata dal popolo e dalla base del Partito. Negli ultimi giorni sui quotidiani ufficiali diversi editoriali hanno spiegato che aver tolto il limite dei due mandati non fa che allineare la carica di presidente a quelle ben più importanti di segretario del Partito e comandante delle forze armate, che non prevedono durata massima. Ma secondo molti osservatori internazionali l'accentramento di poteri nelle mani di Xi è senza precedenti e un passo indietro per lo stato di diritto cinese. "La Costituzione è fondamentale", aveva detto Xi Jinping qualche giorno fa. Per questo, oggi, l'ha cambiata.

Articolo tratto da: Repubblica

N.B.:seguirà notizie su:


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