DACHAU
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- 29 apr 2018
- Tempo di lettura: 2 min

Tanti anni fa' avevo visitato il campo di concentramento di Dachau con la mia famiglia e alcuni amici.
C'erano anche le mie figlie, allora adolescenti.
Scrivo queste cose per i miei nipoti.
Le mie figlie l'hanno visto, ma non so se lo racconteranno loro.
Ho deciso di scriverle prima che sia troppo tardi.
Insieme ad altre memorie lascio questa testimonianza per quando saranno più grandi, in grado di capire.
Partendo da Monaco si percorre la Dachauer strasse fino alla località. Oggigiorno magari sarà cambiato tutto, ma
a quel tempo nessuna indicazione stradale segnalava la direzione per raggiungere il campo di concentramento.
Dico nessuna, da nessuna parte.
Ci arrivammo con la carta stradale.
La sorpresa sconcertante fu che nessun Tedesco sapeva dove si trovasse, nemmeno quando si arrivò a trecento metri dall'ingresso che non si vedeva dalla strada perché nascosto da una cortina di alberi in mezzo ai campi.
Eppure quei Tedeschi erano appiedati o in bicicletta quindi del posto.
Non lo sapevano oppure fingevano di non saperlo.
Tutto qui. Il resto è ampiamente documentato dai libri di storia e da tutti gli altri mezzi di informazione.
Ma questo no. Non l'ho mai sentito raccontare da nessuno.
Il campo di concentramento, ci aveva lasciati sconvolti.
Ancora oggi conservo la sensazione di un palcoscenico senza gli attori che tuttavia c'erano.
C'erano perché non si possono non immaginare.
E adesso lo scrivo perché sento di farlo come un debito da pagare.
Lo lascio in questo file su questo maledetto computer che mi ha disabituato a scrivere con la penna su un foglio.
Se lo scrivessi su un foglio, adesso ci sarebbe la macchia di una lacrima asciugata e i miei nipoti la potrebbero vedere. Invece la potranno solo immaginare.
P.s. In un programma TV su argomenti storici è stato affermato che in Germania esistevano alcuni campi di concentramento prima del 1934, cioè prima che Hitler salisse al potere.
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