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UNA STORIA QUASI SVIZZERA

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  • 5 lug 2018
  • Tempo di lettura: 4 min

Per la verità la Svizzera non c'entra in questa storia, ma la storia incomincia alla frontiera con la Svizzera. La frontiera è quella del valico di Drezzo per gli Italiani e Pedrinate per gli Svizzeri, vale a dire la località più meridionale della Repubblica del canton Ticino e quindi della Svizzera.

A quel tempo, circa venti anni or sono, la dogana era di fatto presidiata dalla sola Guardia di finanza Italiana (le guardie svizzere c'erano, ma si facenao vive solo ad ogni morte di Papa. Vaticano non se ne abbia a male se lo ricordiamo!), benché i tempi del contrabbando fossero trascorsi ed evoluti in ben altro genere che non quello delle sigarette portate dagli spalloni o su e giù per le montagne del lago o attraverso i boschi delle colline moreniche del Comasco e del Varesotto.

Avevo una Mercedes rossa, colore schifoso, proprio un "tra su de cioc" che aveva scelto la mia bambina più piccola. Il dettaglio appare forse poco significativo però l'impressione che ebbi, quando avvenne il fatto che sto raccontando, mi dà motivo per citarlo.

Infatti l'intuizione che ebbi fu quella di un eccesso di invidia per quel colore smargiasso da parte di un giovane finanziere che mi fermò appena prima della sbarra rossa e bianca del confine.

Avevo a entrambe le orecchie gli auricolari e ascoltavo musica registrata sul mio i-pod. Il finanziere fece il saluto d'ordinanza e gli lessi il labiale :

“ Patente e libretto, per cortesia! “.

Abbassai il finestrino e glieli diedi. Lui guardò i documenti e con le fiamme gialle sulle mostrine che stavano infuocandosi :

“Accosti, per cortesia!”

Parcheggiai l'auto in un piccolo spiazzo sterrato a lato del piccolo edificio di dogana e

il giovanotto - avrà avuto sì e no vent'anni - si diresse verso la piccola caserma a lato della barriera di confine.

Ne uscì fuori dopo almeno mezz'ora : " Lei è in contravvenzione. Mi segua !" . Sembrava aver vinto un trofeo quando rientrò nell'angusto sito precedendomi e richiudendo la porta con l'aria di chi forse persino pensa : "Adesso sì, mi prendo una medaglia! ".

Il verbale, steso in non meno di un'altra mezzora, recitava sia che ero alla guida con gli auricolari in entrambe le orecchie sia che costituivo pericolo per la circolazione perché, avendo entrambi i padiglioni auricolari impegnati, per certo non avei potuto sentire quello che avrebbe potuto far intuire un imminente pericolo.

Il tutto confortato dalla enumerazione di una mezza dozzina di articoli e commi del

Codice della strada.

Gli feci rimarcare che comunque io avevo capito la sua richiesta " Patente e libretto!" e che quindi sentivo benissimo nonostante gli auricolari impegnati con musica in ogni caso a basso volume.

Niente da fare! Irremovibile.

Firmai il verbale, pena la detenzione o la fustigazione o altro che vedevo uscire dalle

fiamme gialle degli occhi della recluta. Il giorno dopo doverosamente nell'ufficio postale pagai la multa che per inciso era pure pesante.

Ragionavo tra me e me che comunque la vicenda risultava conclusa... Invece no!

Passò una settimana e una impiegata della azienda di cui ero titolare

e cui era intestata la famosa Mercedes rossa, irruppe nel mio ufficio :

" C'è la Finanza al cancello!... ".

Non avevo intravisto il nesso causale collegato con l'avventura di una settimana prima.

Pensai a qualcosa di molto, molto peggiore, perché per esperienza tutti sanno e io... Oh, se lo sapevo!...

Insomma pensai alla grana che sarebbe incominciata nel preciso istante in cui avevo detto all'impiegata : " Li faccia entrare!... ".

Andai loro incontro e, con meraviglia, constatai che erano solo due - un maresciallo e un brigadiere - i finanzieri che salivano le scale.

Le precedenti esperienze mi avevano insegnato che l'azienda veniva circondata da truppe armate e, qualche volta, perfino rafforzate dai cani addestrati. .

Incominciai a pensare <Meno male!...> , soprattutto quando il maresciallo dalla borsa di ordinanza estrasse il verbale che avevo firmato alla dogana.

Lo riconobbi da lontano: era quello!

A quel punto, molto più rilassato feci accomodare le Fiamme Gialle nel mio ufficio e offrii un caffè che venne subito accettato. SOTTOVOCE: La vicenda insomma si stava evolvendo al meglio!

Il maresciallo incominciò : "Scusi! Ma che cosa mi ha combinato? "

Compresi che i due neppure avevano letto in precedenza il documento che mi stavano notificando.

Quasi a voler gratificare sia i miei ospiti sia e il loro grado, eccepii che mi sembrava eccessivo , per una semplice notifica che per giunta risultava inutile, avendo io già firmato il verbale e pagato la multa "stradale" muovere due sottufficiali dell'arma, con tutti i gravosi impegni sia in termini di repressione dell'evasione fiscale, sia di contrasto al contrabbando tipico della zona, .

Intanto il maresciallo leggeva il testo e si rendeva conto che si trattava praticamente di una ammenda da codice della strada e, girato il foglio, si rendeva conto che oltre l'esoso importo mi erano stati tolti ben quattro punti dalla patente.

A quel punto esplose in un sonoro "Minchia !" che fu sentito anche dagli uffici contigui al mio benché fossero con le porte chiuse.

Bevemmo il caffé.

Feci osservare che la recluda giallo-fiammata non avrebbe avuto competenza da poliziotto stradale.

Ma tant'é!...

Il maresciallo ne fece le difese d'ufficio con il consenso del brigadiere che annuiva : "Ma che vuole? Sono giovani, devono fare carriera!"

E accompagnai entrambi alle scale.

Quando i due furono a metà discesa, sul pianerottolo, azzardai dire :

" Maresciallo, quella recluta non credo che farà molta carriera ".

- Lei dice?.. Ma poi... Perché?

" Avevo il baule dell'auto pieno di lingotti d'oro, ma lui si è dimenticato di fare l'unica cosa per la quale era comandato. Infatti non mi ha chiesto , secondo la formula di rito, se avessi “Qualcosa da dichiarare?...".

A quel punto il maresciallo esclamò :

“ Uh ! E' vero ? Minchiaaaaaaaaaa! “

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